Nel 2004, davanti ai dirigenti di Aermacchi, Alenia e Finmeccanica disse: “Sarò il vostro commesso viaggiatore”.
Queste erano le parole pronunciate da Silvio Berlusconi, in occasione dell’inaugurazione dell’aereo militare M-346 a ottobre 2004. “Attirerò l’attenzione dei miei colleghi su questo nuovo prodotto della tecnologia italiana all’avanguardia nel mondo. Si prevede di avere ordinativi cospicui. Basta solo che ci sia una percentuale per il presidente del Consiglio, da devolvere ovviamente a usi condivisi da tutti“.
I rapporti sanciti con le armi
Si potrebbe considerare le espressioni folcloristiche come un tratto tipico del personaggio. Tuttavia, tali espressioni assumono un significato ancora più rivelatore alla luce del primo e più grande affare estero riguardante la fornitura di trenta caccia M-346 a Israele, versione addestramento ma pronti per essere utilizzati come cacciabombardieri.
Un’operazione preparata da tempo dal governo Berlusconi II attraverso la firma del Memorandum d’intesa in materia di cooperazione militare e difensiva con Israele a Parigi il 16 giugno 2003, che è entrato in vigore l’8 giugno 2005 e che prevede, tra le altre cose, lo scambio di prodotti militari tra i due Paesi.
L’acquisto di quegli aerei rappresentò uno scambio. Nel luglio 2012, Finmeccanica (ora Leonardo) stipulò un contratto per la fornitura di trenta velivoli M-346, prodotti dalla Alenia-Aermacchi, in Israele in cambio dell’acquisto da parte dell’Italia di due aerei radar di allerta e un satellite militare ottico, per un valore di oltre 900 milioni di euro. Questo fu un ottimo affare per l’azienda, che incassò i profitti, mentre i costi per l’acquisto dei sistemi militari da Israele furono pagati dai contribuenti italiani.
Fornitura di armi a Gheddafi
Berlusconi è noto dunque per aver normalizzato i rapporti commerciali tra l’Italia e lo Stato di Israele nel settore militare. Ma è anche noto per la sua politica basata sulle relazioni personali con alcuni dei più famosi autocrati e dittatori, ai quali ha fornito armi. Ad iniziare da Muammar Gheddafi.
Durante la prima visita ufficiale di Gheddafi in Italia, il 10 giugno 2009, è stato concesso il permesso di esportare in Libia 7.500 pistole semiautomatiche PX4 Storm calibro 9×19, 1.906 carabine semiautomatiche CX4 Storm calibro 9×19 e 1.800 fucili Benelli modello M4 calibro 12. Tutte armi prodotte dall’azienda Beretta di Gardone Valtrompia.
Queste armi, conservate nel bunker di Gheddafi a Bab al-Aziziya, sono state rubate dai ribelli che nel mese di agosto del 2011 hanno invaso il complesso del leader libico. È evidente che l’Italia del governo Berlusconi IV è stata il principale fornitore europeo di sistemi militari alla Libia di Gheddafi.
L’amicizia tra Berlusconi e Putin
L’amicizia personale di Berlusconi con Vladimir Putin ha spianato la strada per la collaborazione nel settore degli armamenti tra Italia e Russia. Il primo contratto risale al 2011 (Governo Berlusconi IV) e prevedeva la fornitura alla Russia di 358 autocarri Lince della Iveco “scomposti”, modello M65E19WM per un valore di 96.660.000 euro.
Erano previsti anche autocarri da assemblare in Russia presso la filiale della Iveco. Gli affari con lo zar russo sarebbero continuati anche con la fornitura di blindati e altro materiale bellico. Ma l’Unione Europea il 31 luglio del 2014 ha stabilito l’embargo di armamenti verso la Federazione Russa per l’occupazione militare della Crimea.
Armamenti forniti al Turkmenistan
Berlusconi ha aperto la strada per la vendita di forniture militari italiane ad un altro autocrate, il presidente del Turkmenistan Gurbanguly Berdimuhamedow. Nel novembre 2009, Berdimuhamedow ha visitato Roma su invito personale di Berlusconi e ha garantito l’approvvigionamento di gas all’ENI in cambio dell’acquisto di sistemi militari italiani di ogni tipo.
Questi includono elicotteri militari AgustaWestland, fucili d’assalto e pistole semiautomatiche Beretta, mitragliatrici Rheinmetall Italia, cannoni binati navali Oto Melara e munizioni pesanti MES. Nel corso di circa dieci anni, il Turkmenistan è diventato uno dei più grandi acquirenti di attrezzature militari italiane, con forniture che superano il miliardo di euro al regime di Berdimuhamedow.